venerdì 25 ottobre 2013

Flauti e foglie secche

Quella distanza tra il cielo e il mare era un tratto troppo bagnato di un pennello su una tela. La tela si è strappata. E senza neanche una parola ognuno per la sua strada. Le sue spiegazioni goccilavano sull'orlo strappato di quella tela e macchiavano il pantano di lacrime che ho versato per lei, lo macchiavano concentricamente di serenità azzurra.

Dopo esattamente un mese, mi sono affacciato con occhi innocenti nel pantano e ci ho visto quello che il mio intuito mi sussurrava: il blu che si era mischiato al rosa.
Non è più come camminare verso casa, guardando le foglie secche che si accartocciano ai margini della strada, non è più ascoltare al rossore della nebbia e del plumbeo grigio http://www.youtube.com/watch?v=_CVh6JWd5DU, non è più come prima.
Mi rimane il flauto e un pugno di foglie secche di un autunno che non ha avuto il colore dei tuoi occhi, e di un estate che si è colorata della luna che volevo e che ora si è coperta di nebbia.

Con timido e sorpreso domandare, sento che vuoi che torni. Tornare con la rincorsa? Ho le scarpe slacciate non posso correre. E' semplicemente un desiderio inespresso fra milione di stelle che con la scala ho voluto lasciare a penzoloni. E se cadessero raccoglile e tienile nel ricordo melanconico delle frasi al passato che hai usato per descrivere il presente che fremeva.

Colpa dei profumi. Ottobre alla ricerca di cosa?

B1. Neri gli occhi da cui grovigli di mangrovia nera fanno scendere ricci neri. Il sapore è del nero di seppia, il sorriso è una grotta marina. P.zza del Campo: "Aò te stà a accioccà chella" - "Lo so" - "E vacce no !?!" - "Cià il tipo" - "Embè !?! hahahah tanto ce sai fà" - "...No, a me pigliatemi un gin lemon" - "Aò attento er tipo è n'brutto ceffo però, se vede, vabbè tienime er cane".

Di nuovo il mio intuito: lei che avanza e indietreggia, soffrendo di nominite in modo nervoso articola calma e pazienza. L'uccellino della comare cinguetta di mettere pace. Volatile come un solvente, mi ri-aspiro tutta la chimica.


giovedì 10 ottobre 2013

E' la mia storia che sto scrivendo e posso cambiarla in qualsiasi momento

http://www.youtube.com/watch?v=TeiEh8HKlos

Secondo giro di boa.

"Siate marinai finchè il mare vi libererà"

L'increspatura mentale di queste settimane è una ruga sulla fronte. Tre rughe per ogni emozione.
Nel mare navigo, io non so ancora camminare sull'acqua.

domenica 6 ottobre 2013

Parte 2

Nell'eco al quasi centro di un cucchiaio caldo di mattoni rossi.

Soli.

Nebbia e tabasco.

Venerdì un lampo, ha illuminato tutta la valle difronte la mia finestra. Il cupo rumore non mi ha spaventato, anzi mi ha emozionato come se avesse risvegliato in me il piccolo demone che voleva andare a dormire.
La luce fu seguita da uno scroscio prepotente di pioggia. Tra le varie battute di come gli angeli pisciano, la madonna squirta, suona il telefono.

C. e M. contemporaneamente da sotto tetti diversi mi chiedono se sono al riparo dalla pioggia.
Un pensiero dolce, che ho accompagnato immaginando di scappare da lei per stingerla sotto un piumone, ad ascoltare dio che da lassù ce le manda di santa ragione.

Resto a casa. Scrivo tutto quello che non sono riuscito a dirle in pochi minuti in biblioteca. Glielo vorrei inviare, ma lei insiste a vederci.

Una camicia bianca e una giacca di pelle. Mi sento intonato a questa Siena, che sembra bagnata per me. L'aspetto in P.zza del Mercato. Mi sfiora la spalla, mi volto le sorrido, mi alzo , non la bacio.

Con un fievole voce le dico che il suo è stato un pensiero dolce, quello di chiedermi se ero al riparo dalla pioggia. Ci muoviamo in silenzio, guardandoci con la coda dell'occhio.
Ci poggiamo ad ammirare la nebbia che pian pian scopre la torre del Mangia.

Come stai?
Domanda che vuol preludere a tutto quello che ho nello stomaco, il mio e il suo.

Ho solo chiaro una frase in mente. Man mano che le dicevo quello che voglio e quello che penso mi sentivo sempre più lontano da lei. Avevo raggiunto la cima della torre e vedevo noi. In quel banco di nebbia che copriva il mio volto i vedevano solo i fili di nebbia che impastavano le mie mani. Mani che si muovevano smaniose, graffianti che si massaggiavano e torturavano. Non riuscivo a sciogliere più i miei nodi. Sono rimasto in silenzio davanti alle sue lacrime. Non avevo neanche un fazzoletto per asciugare il suo sale.

Apri gli occhi.

Ho fumato un pacchetto da dieci in un'ora.

Ritorno a casa con la fiducia riposta dalle sue mani nelle mie. Ritorno a casa sotto la pioggia. Non è un addio è un arrivederci.
I suoi occhi, i suoi occhi, li vedo dovunque poggio lo sguardo assorto.
Sapere di esistere e vivere allo stesso ritmo di respiro e non poterlo farlo insieme è un suicidio. Ho scelto di suicidarmi prima che il crimine lo commettesse il tempo a sciupare questo ardore. E' un peccato? E' il destino? E' il karma? Sono io?
Le cose succedono, non avevo mai incontrato finora nessuno.



A casa mangiamo tra le candele un buon cous cous con patate, zucchine, melanzane, peperoni e carote. La buona S. è tanto cara e premurosa. La cena si accompagna a un barbera frizzante che si dissolve come l'acqua. Il progetto eccitante per la serata era vedere un film dopo aver portato fuori Sisma (adorabile cagnaccia, dolce e malinconica).
DEGRADO E DEGENERO.
In M. ho trovato il compagno di sbronze.

La signorina tequila accalorata per via della presenza del tabasco, ci dilata il gotto. Avidi di far vivere solo lo zeigst che è in noi, chiamiamo i nostri amici Jack, Glen, Grant, Giovanni Peroni, e Jhonny. Bighelloniamo per tutta Siena, importuniamo molte ragazze. E con il cappuccio nero in testa, il mio giacchetto di pelle torvo giro, parlo, chiedo, incuriosisco, e rifletto che l'alcool non mi disinibisce, perchè io sono già vino.


Se la nebbia mi offuscava la vista, il tabasco è riuscito a far scorrere meglio i battiti, di questo caldo rosso e promettente Ottobre.

Nebbia e tabasco.

mercoledì 2 ottobre 2013

Lesson number One: I understod menomanto instead sei meno amato.

Il peso del l'aria sullo stomaco è un macigno che ho sopportato per molto tempo.
Ho pensato, incontrando di nuovo la mercante di "arie d'oriente", che aiutarla a portare il fardello non sarebbe più stato come il mese delle ciliegie.

MI SONO MALEDETTAMENTE SBAGLIATO.

Digrigno i denti in una smorfia per farmi luccicare gli occhi. Lo stagno che faccio colare non si attacca neanche al pavimento. Cade pesante senza far alcun eco. Mentre sgorga dalla sclera, sembra bruciare ogni dolore, e la smorfia di patimento non aiuta a farla colare del tutto.

Stomaco pieno d'aria.
Stringo i pugni e sento il cuore battere. Tra i polpastrelli morbidi e rugosi, cerco di decifrare il ritmo che accompagna il mio affannoso respiro di fumi di saldature.

Non vivo in questo mondo mi ripeto. Il coraggio non mi manca perchè si può rimediare ad ogni sbaglio, l'umiltà non mi manca perchè accolgo tutto con riflessione autocritica.

La mia mente è sballottata, senza ragione cerca di carpire colori, indizi. Annuso come un segugio senza padrone dove può essere la mia preda. Dentro di me combattono tempeste e rose dei venti, i fiati e lo scontro in petto si sviscera in un semplice sospiro.

Come un cane quando non c'è più il padrone. Aspetto.

E' questione di tempo han detto. E' questione di fiducia han detto. E' questione di tempismo e chimica han detto.

Io sono arrivato con la primavera per far germogliare un gelsomino, sono rimasto d'estate senza cercare per ricevere calore per non sgualcire il gelsomino. All'ombra di uno scoglio, filtravo l'acqua di mare per piangere sale. E' autunno, il terpore dei pomeriggi senesi, rossi, sta mettendo a dura prova la mia resistenza di questo caldo autunno.

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Lingua inglese.
Alison sembra una vecchian di quelle ritratte nei libri di scuola delle elemetari, negli esercizi dove si deve scegliere il suo sorriso a che festività appartiene.

Pensavo peggio.
Lesson number One: I understod menomanto instead sei meno amato.

Ho capito che sei meno amato anzichè menomato, per dedurre se sei meno amato ti senti menomato.

martedì 1 ottobre 2013

Parte 1

Con la mia bella felpa giallo crema, morbida di pulcino e il mio giacchetto, esco con l'aria fresca.

Fischiettando.http://www.youtube.com/watch?v=6kl-BiYhCCw

In biblioteca, a Fieravecchia, mi manca ultimamente rincontrare i soliti volti, ma allo stesso tempo sono contento di vedere le nuove leve: le maticole.

Sembrano svegli, sono curiosi e sono piccoli. (Piccoli per cosa?)

Ero in attesa di un messaggio , sapete uno di quelli che arriva  e allieva poi il passare del tempo, che sembra non esistere e noioso.

Tutto tace. Tutto tace. Tutto tace.

Il rancore non aiuta a vivere serenamente, la incontro e le do la possibilità di spiegarsi. Ho sempre avuto ragione, ma vabene così ognuno di noi ha il suo modo di vivere le emozioni e interpretare le sensazioni. SI è scusata, ho accettato le scuse e sono andato via.

Il rancore non aiuta a vivere serenamente, la incontro e le do la possibilità di spiegarsi. MI offre di passeggiare, la susa per chiedermi ancora e ancora spiegazioni. Rifiuto, inventandomi che mi fa male il mignolo della mano.



La matricola se la conosoci la eviti.

Mensa Bandini. Certi soggetti andrebbero filmati. Avolte alcuni sembrano più soli della solitudine, con il loro panino monoporzione che prendono e non mangiano, con la loro busta di latte e un solo contorno.


Sto per tornare a casa. Intravedo una chioma angelica ricciolona, e un sisma al guinzaglio, è il mio compagno M.. Mi ha fatto piacere che abbia ripercorso i posti che frequento per cercarmi.

Decidiamo di festeggiare il 30 settembre.

Passeggiamo, godendo della luce dei lampioni riflessa nell pozzette d'acqua lungo via di pantaneto, Croce del Travaglio, il diacceto, PIazza del campo, Via duprè.

L'orto dei tolomei ieri sembrava la mia irlanda umida di muschio e fitta di nebbia tra le stelle. L'intuito bisogna ascoltarlo. L'ho cercata.