10 Ottobre 2014
Tutti chiusi nei loro pensieri, a strusciare il pollicione o a scrivere frenticamnte .
Lo faccio anch'io.
Siamo tantissimi. Mi affascina incrociare lo sguardo degli sconosciuti.
Li guardo e cerco di immaginare cosa hanno fatto, dove stanno andando e il loro umore.
In questi giorni una signora è diventata una strega che cercava di mandarmi un sortilegio da lontano, l'altro ieri c'era un gladiatore che sembrava stesse distruggeno con una mano il suo telefono e ancora vedo le fatine.
Queste ragazze deliziose, con ciglia lunghe e occhi nocciola, che stringono un libro al petto.
Si scene alla metro, e al bivio c'è chi sceglie i farsi trascinare e chi sceglie i scavalcare.
In fiòla si fanno trascinare opo una giornata chissa come vissuta, io salgo sempre le scale.
Mangio un panzerotto in cui potevano evitare di mettere il rosmarino nel sugo e nella mozzarella e un paio di pizzette. Nel tanto ascolto un suono che ultimamente ho imparato a riconoscere il kazoo.
Sento cantare un ragazzo che dice guarda il cielo e mi fa pensare che io lo faccio spesso.
Oggi era cristallo. Un freddo tagliente nel naso e l'orizzonte limpido. L'ho notato durante una tabaccata sul balcone comune vicino le macchinette del caffè. C. non c'è.
Qui incontro il mio amico giornalista immaginario. Occhiali tondi, secco con la camicia di misura buona di spalle ma larga. Fuma nervosamente e con gusto. Si vede è un tabagista, scambiamo due luoghi comuni e poi subito entro lasciando morire la mia Ms.
Si io lo faccio semrpe guaro il cielo, che sia grigio, bianco, o nero come me quando annuso pioggia dal buco della mia persiana.
Un homless mi chiede da fumare. Gli offro due tiri, rifiuta.
Getto la mia, mi giro mentre vado e la prende lui per fumarla.
Mi chiedo se ho la faccia dello stronzo.
Mi dirigoverso la metro per tornarmene a casa dopo una giornata di bugs.
In metro sale un uomo che borbotta nei suoi 50 cm di altezza. NOn ha le gambe ma una busta che gli copre il mezzo busto. Ha le mani nere e odora di benzina. Per farsi spazio borbotta. Ogni tanto si ferma e porge il bicchiere accartocciato di cocacola. Non ti guarda negli occhi. Gli porgo quello che ho, accenna a uno sguardo. Ha gli occhi celesti e si abbinano bene a quell'odore che trascina. Si ferma e si mantiene aggrappandosi al pavimento. Fermata Gioia. Esce un armonica e anche con quella borbotta qualcosa, penso sia un modo per ringraziare. Immagino il Vietnam e forse non centra un cazzo. Va via, la gente evita di guardarlo e fa spazio. Scende.
La sera prendo la candela rossa e mi cospargo i palmi di cera calda.
Do forma a un pensiero fragile come la cera che si stacca senza sforzo e dà sollievo.
Gioco con la candela tutta la sera. L'indomani sul tavolinetto bianco è uno schizzo di notte.
Farò della mia anima una nuova cera e un bambino con cui giocare.
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