"Crocevia della morte per la morte tu sei come, tutte le persone che si incontro, la distanza ci rende intoccabili..."
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Dopo un anno siamo diventati intoccabili.
Dopo un anno non ci sei. A volte dico, ancora, altre dico, non c'eri neanche quando esistevi nella notte con me.
Dopo un anno, in questo sudicio natale alle porte, che ancora una volta si presenta sudato e freddo, nella nebbia di goccioline, non ci sei.
Dopo un anno, è ritornato, fradicio a farmi ricordare quei mattoni rossi di Siena umidi e verdi, Chet.
Io ti canto. Come Maggio, ancora con il piumone, io ti canto questa canzone.
Cosciente dei cambiamenti e delle coincidenze, sento freddo.
C. mi scrive di guardare la luna, che era innamorata di me insieme a lei, e veste addosso ancora la mia anima.
M.T. mi manda i suoi dipinti a olio, e spera che io stia bene.
Continuerò ad evitare gli spazi d'approfondimento.
Oggi, guardo l'unico albero che piange foglie dal mio balcone. Il tempo passa, è ciclico. Aspiro a pieni polmoni l'ultima boccata. Sembra un portacenere il mio giardino e il cocco continua a rimanere vuoto.
Dopo esattamente un anno anche ieri sera ho bevuto.
Una ragazza mi ha baciato le mani. Gli "Oi" fischiavano il vento e urlavano la bufera.
Mi lasciavo trasportare dalla goliardia, mentre notavo forme animali nei volti delle persone che mi circondavano. Scimmie, anatre, puma e zoccole.
Ero in un presente accostato ad un passato. Ieri ed oggi non sono mai stati così netti.
Prendi un uovo ben sodo, un coltello a punta e taglialo in due parti uguali.
La sezione dell'arancione e del bianco, del tuorlo e dell'albume, sarà distinta e netta.
Ora, guarda con distacco cosa sembra inseparabile all'apparenza.
Il cielo è bianco e le coperte sono ancora calde.
Mi innaffio di caffè dopo quattordici ore di sonno.
Parlo con D..
Scaccio l'ansia prendendola a calci in faccia con violenza.
Oggi mi dico "Io da grande voglio fare l'Ozio".
Senza di te tornavo, come ebbro,
non più capace d'esser solo, a sera
quando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.
Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c'è solo l'ombra.
E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest'angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.
(Pasolini)
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