sabato 13 dicembre 2014

La vita di un estintore

Ogni giorno alle 16.30.
O. si alza manovra le chiavi e chiede con cordialità in ufficio: Caffè?
Non rispondo mai e neanche mi alzo. Adoro il caffè, ne bevo almeno cinque o sei al giorno, e lui lo sa. Allora ripete: "Lorenz" caffè?

Io, con aria sollevata rispondo sempre di si. Raccatto il tabacco, l'accendino e gli spicci e scendo con loro. Con andare lento e sollevato ci dirigiamo alle macchinette del caffè.
C'è un estintore davanti le macchinette del caffè. G. dice sempre che vorrebbe una vita da estintore.
Allora lo guardiamo e immaginiamo. Una vita che potrebbe durare un giorno, una vita da spendere per salvare persone, una vita che ha portato morte, una vita da impiccato appoggiato a un cartongesso, una vita in silenzio.

Mentre scendo le scale di parquet, leggo D.. Si interessa alla mia giornata. A volte mi chiedo perché.
In fondo mi fa molto piacere. E mi ritrovo a sorridere.

E. è sempre sorridente, mi parla mi racconta aneddoti divertenti. Inumidisce sempre le labbra, mi sistema il cappotto, mi stringe la spalla. Sembra una ragazza dolce e ilare.
Nonostante il mio scadente inglese, come le zuppe di ravioli in scatola del discount, mi ascolta quando le parlo dei film e della cucina italiana.
Quando tenta di parlare in italiano, l'immagine che ho di lei è quella di una prostituta straniera in terra italiana.

Vita di un estintore.

Mi accompagnano a fumare, sul balconcino.
O. che ha tatuato sull'avambraccio Friendship, è molto saggio, lo ascolto sa dare buoni consigli. Sembro irrequieto. Sembra che anch'io corra a vuoto. Sembra che stia annaspando.
Devo mascherare ancora per bene la mia natura. La perfezione non esiste e io ne sono anche un esempio.

Vita di un estintore.


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