Sostene teorie dell'acquisizione grammaticale e del linguaggio è come tessere una ragnatela.
La rete dei nodi si dirama dal continuo sonoro alla relazione di oggetti ed eventi, dal liquido amniotico al pelo pubico adolescenziale, dalle protoparole ed olofrasi all'apprendimento di lingua straniera L2.
Niente è lasciato al caso, tutto predeterminato biologicamente. Per esigenze di comunicazione complessa o per moduli innati visto che la grammatica non ha vantaggio dal punto di vista evolutivo, perchè la comunicazione, questo mettere in comune, è sempre e rimane comunque la babele dell'incomprensione?
L'uomo in tutte le determinazioni nozionistiche che ha avuto, rimane nelle stesse determinazioni che ha voluto assegnarsi cioè un essere autogenerante.
Nell'interazione, nell'ambiente e nella società, l'uomo determina l'agire e si autodetermina nell'agire: un processo di autocostruzione le cui fondamenta sono l'evoluzione. Un'autocostruzione.
L'essere umano è unico nel suo linguaggio.
Saper discriminare e distinguere l'intenzione dall'eccitazione motoria, la parola dal contesto in cui è proferita lo rendono il giocoliere che media tra fantasia e realtà.
La stessa capacità d'esprimersi nelle arti, nella cucina, nelle tecnlogie è l'irreprimibile di un intelligenza viva. Non possiamo essere immobili, l'autotrasformazione o l'autogenerarsi è irreprimibile. L'uomo è al di là del bene e del male, così come quel che si fa per amore che è al di là del bene e del male.
L'azione è linguaggio e il linguaggio è azione.
Se non avessimo il linguaggio non potremmo neanche agire per scrivere il nostro pensiero.
Siamo autogeneranti perchè con il linguaggio possiamo crearci e reinventarci e allo stesso tempo avere ricadute sulle stesse azioni al di là del tempo e dello spazio, nell'evascenza la cui esistenza è postulata nella nostra stessa morte. Questo perchè noi siamo dotati anche di una memoria che ci permentte di ricordare costruendo logicamente concetti ancorati a sensazioni.
Come animale domestico terrei un bell'essere umano, non importa se di razza o meno. (Rileggendo questa affermazione mi sento un oggetto).
Lo accudirei, gli darei da mangiare, bere, lo terrei al caldo d'inverno e al fresco d'estate, ma non gli rivolgerei mai la parola. Alcun imput ricco, nessuna interazione linguistica, nè gestuale nè fonetica, niente. Se è vero che il linguaggio è irreprimibile dovrebbe creare lui con me un sistema.
Un sistema, credo, che sicuramente inizierebbe a basarsi su vocalizzazioni il cui contenuto è il bisogno, e quindi io senza sapere di che bisogno si tratti a tentativi dargli cosa gli serve e quindi attribuire già un intenzione condivisa al suo "segnale".
E se lo tenessi con tutto quello di cui ha bisogno chiuso in una camera di vetro? Sarebbe capace di badare a sé?
Progetti per il futuro: ricerche sul terzo reich.
Mowgli