A casa, dalla finestra entra un aria fresca che sa d'estate. In lontananza si sentono perse nell'eco di qualche casa più in là, musiche latino americane. Immagino anziani seduti su sedie pulite alla meglio e bambini rincorrersi. Chiudo gli occhi e tiro un respiro profondo. Accascio le spalle senza tirarmi su come se il fiato spirasse ancora da di dentro. Continuo a tenere gli occhi chiusi. L'aria intorno mi accarezza, è una signorina. E' il solstizio d'estate. Mentre immagino queste sensazioni, mi ricordo di quando scrissi ad Aprile del solstizio di primavera. Il tempo passa e non torna più. Non so perché ho i brividi ora. E' proprio fresco qui fuori. Appoggio la testa al muro e un alito di menta mi solletica il naso. Sorrido. Signorina estate sembra dispettosa. Non ti dice quanto resterà, né perchè è là. C'è. Questa volta la lascio fare, né scappo al freddo né rintano all'ombra. La guarderò senza rispondere ai suoi perché, tanto sorride, vive. E' una nota musicale libera d'andamento. La musica continua e mi chiedo perché a questa tarda ora suonano ancora di questa maniera. Così ad alto volume. I bambini non si ricorrono più hanno la testa appoggiata al braccio della mamma, che continua ad annuire alla signora che conosce l'amica della cognata che abita nello stesso palazzo. I vecchi sono andati a dormire trascinandosi la sedia e augurandosi la buonanotte. Quello che manca è una piazza che si svolta dove rimangono solo le gocce della fontana e il sunto del campanone. A me piace il silenzio. Perché invece parlo così tanto? Mi rialzo e vedo signorina estate all'angolo del balcone che guarda lontano. Si volta, mi guarda, accenna un sorriso tirando il labbro e va via, e con se i brividi della carezza che mi ha dato. Quello che rimane è il brivido di non averla vissuta, ora e qui, quello che rimane è aver immaginato una musica che non esiste, dei bambini che avranno mangiato caramelle e poi subito a letto, quello che rimane è l'anziano che pensa alla sedia sporca. Mi alzo e mi sporgo alla ringhiera. Alzo lo sguardo e con una mano mi accarezzo la gola e poi il volto. Penso che dovrei radermi. Conto due tre stelle e mi avvio dentro. Prima di entrare guardo lì, dove era signorina solstizio. E' andata via davvero. Domani l'aspetterò di nuovo.
Domani è sempre un nuovo giorno.
P.S. Volevo scriverlo nel blog, ma non ti ho mai fatto leggere il mio blog, quindi ho deciso di scrivertelo qui. :)
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