lunedì 16 dicembre 2013

Nebbia.: l'eccesso del male e il decesso del bene.

Smanacciare seguendo il disordine dell'umore, con un qualsiasi strumento.
Quali melodie ne escono? Il La# accorda con il disagio? Il Fa cosa può fare?
Mi lascio trasportare a Fieravecchia dalla scia di Gato. Il disordine e i caos riappacifica il rumore che ho dentro e che ho cercato di urlare, sbraitare, annullare finchè mi sono accorto che correvo da solo come un dannato per andare a sfondare cosa?

Vado, intanto mi avvio. Per strada puoi sempre cambiare rotta, siamo liberi di scegliere sempre mantenendo il rispetto. Per le vie sconosciute potrei incontrare una sconosciuta. Chiederle il nome e parlarle di come sono arrivato a lei. Tortuosi ragionamenti che si incollano tra loro sul disordine degli strumenti. Questo sassofono sa mettere bene su lamenti e modellarli su pensieri innocui. Dannato. Non ledo se non altro solo chi non vedo nella nebbia.
Mentre la sconosciuta mi rivolgeva la parola con sufficienza, il suo sguardo si illumina all'improvviso e mira oltre il mio collo. Mi giro e vedo un uomo con un turbante, un capotto arancione e degli occhiali da vista che gli ingrandiscono gli occhi. Noto che intorno al catenaccio intorno ai suoi occhiali pendono un teschio d'oro e una sirena senza un braccio d'argento. Mi guarda, e sorride a lei.

Il vomito è un bel pasticcio, dopo che lo guardi ti rendi conto che avevi ingoiato più del dovuto. Trascinatemi per viottoli di foglie secche bagnate sulle ginocchia. Trascinatemi con forza a vedere oltre le staccionate. I brividi sulla schiena. Il lamento di cani in sale danzanti alle 19 di sera. Fottute cerimonie, fate bene bambini a scappare sotto i tavoli dal caos e sentire i brividi di tonnellate di coriandoli sotto i piedi.

Prendersi lo spazio dove è negato. Camminare dove fuori non c'è nessuno. Riscaldarsi davanti una luce di una stanza sconosciuta dietro le ferriate. Vedere le persone infreddolite. Nove spicchi in piazza del campo. E siamo al terzo giro di Boa.

Accade sempre quel che accade. Sembravano sfatati quella sera. Loro difronte a me e l'amico diavolo che se la ride. Ebete e pieno di alcool rido con lui. E rimango immobile a vedere cosa succede, cosa sfata la situazione o cosa devo andarmi a prendere. Vanno via le occasioni. Me ne riprendo una. Meno male c'è il ricordo dell'elenco telefonico che mi indica cosa è successo. La distorsione di numeri che si annodano con sforzi logici sulla scia di ricordi.

Con il gomitolo in mano, possiamo farci un bel cappio e darlo a chi non sa filare. Lenzuola di seta nera e occhi di leopardi. Uno specchio sul soffitto e un bicchiere di vino versato sul cuscino. Sembra ci sia della sabbia nel parquet su cui cammino, non si infila tra i piedi ma la sento sotto. Ho i cuscinetti di un gatto. Io non so se amo i gatti, ma quello nero è un bel tipaccio.

Andrem per cristalli di arcobaleno in acquitrini di stagno e verde ninfe. Io inizierò a suonare il flauto e vedrò come cambierà il colore delle fissazioni. E' tutto qui, nella mente. Contagiatemi di amore di odio, di tristezza, di felicità, di saggezza, di amicizia, ma non fatelo con l'alito cattivo, iniettatemelo nelle vene o sparato dritto al cuore. Diavolo i brividi sulla schiena, l'emozione del contagio, chi vuol farmi sentire vivo?L'eccesso del male e il decesso del bene














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