E' un bel pezzo che non scrivo su questo blog.
Da inizio Aprile, sono accadute molte cose e il pensiero più ricorrente è stato che sono felice che la vita è un rischio e che non bisogna lasciarsi sfuggire occasioni.
Ho cercato di vivere al meglio tra alti e bassi tra Siena e il mio paese, tra delusioni e arrabbiature.
Ho spazzato sotto il comodino di mia nonna ho raccolto una ventina di pillole, le ho conservate non si sa mai nel caso in cui volessi assaporare "il veleno più dolce" (ultimo film visto).
Ho passato splendide giornate leggendo Errico Malatesta, ascoltando musica e parlando con gli amici.
Tra Tennen's, campari e vodka e vino ho seguito il mio io e mi sono trovato tra labirinti di lingue, tradendo me stesso e vecchi amici.
Lei ha frainteso, l'altra lei mi ha stretto forte a sè.
La liberazione è stato un giorno di sole a parco Pispini, il rosso diventa sempre nero.
Firenze l'ho rivista e non è stata una canzone triste come canta Ivan Graziani, ma un momento di calcata sicurezza e leggiadra serenità. Festival d'europa
L'esame di interazione uomo macchina è stato una "palestra", ho "imparato facendo".
Il risultato è stato una lode per una realtà aumentata audio.
La macchina sociale siamo noi dove ognuno fa quel che sa fare meglio in gruppo per il bene comune. Con questi presupposti ho fatto un sodalizio con me stesso e con altre persone le quali le sento molto vicine. Far parte di un gruppo organizzato è quello che ne và per me. Tra un film e la catarsi del disagio attraverso letture di critiche cinematografiche per poi essere proiettate in una stanza con stelle rosse, sento che sto facendo una cosa giusta, sia per me che per gli altri.
Gli eventi sono stati scritti in ordine sparso, seguendo l'emozione che ha prevalso nel ricordo.
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